Parliamo di...
IL DIVERTIMENTO VISTO DA...
Laura Gioventù incontra Cesare Catà. Assessore alla Cultura e alle politiche giovanili del Comune di Porto San Giorgio (FM)
Porto San Giorgio, Venerdì 12 Febbraio 2010.
Lei è l' Assessore alla cultura del comune di Porto San Giorgio, ed è fra i più giovani assessori alla Cultura in Italia, il divertimento inteso come attività ludica ma anche culturale, come sarà presente nelle manifestazioni in preparazione dal suo assessorato?
Il divertimento sarà presente come risvolto della Cultura, come risultato qualitativo di una offerta culturale che cerca di essere al massimo livello, producendo in questo modo anche quello che si può chiamare “divertimento”. A me non piace pensare il divertimento come un mero passatempo, come un divertissement e basta; più interessante è pensarlo come qualcosa che nasca dall’ interesse culturale.
Ci spieghi meglio che cosa significa il termine “divertimento”?
Divertimento a livello etimologico significa “distrarsi da qualcosa”: di-vertersi, cioè girarsi altrove. Dipende a cosa si girano le spalle: se si tratta di abbandonare una cosa frivola per andare su una cosa culturale, in questo senso l’ attività che facciamo è sicuramente “divertente”. Ma se lo si intende nel senso banale, solito, come un mero passar-tempo, allora il divertimento è qualcosa che non appartiene alla Cultura.
Ed il gioco?
Il gioco è tutt’ altro, il gioco è la cosa più seria che possa esistere. Il gioco è quando, accettando determinate regole dando senso a una situazione specifica, ci mettiamo appunto “in gioco” e facciamo parte di qualcosa. Quindi il gioco è effettivamente la modalità della vita.
Essendo il gioco così serio, perché sottostà a delle regole precise da seguire, possiamo dirlo anche del divertimento?
Tutto dipende se vogliamo intendere il divertimento a livello di gioco. Se per divertimento intendiamo il gioco, allora sì, ma se per divertimento intendiamo un distrarsi da quello che è l’ essenziale, cioè il mero divertissement, allora divertimento e gioco in quel senso sono addirittura opposti.
Che cosa manca secondo lei per far diventare, per il visitatore, una caratteristica attraente, dal punto di vista turistico e culturale, il nuovo e originale modo con il quale i giovani della nostra regione stanno ri-descrivendo le ore serali dal punto di vista sociale, strutture più recettive o programmi più mirati?
Mancano entrambi questi elementi. Se si pensa ai grandi luoghi turistici d’ Europa che vengono presi di mira dai giovani, dobbiamo considerare che c’ è sempre un Ostello della Gioventù, che nel territorio della Marca di Fermo, per esempio, manca, e tutta la zona è fortemente carente di questo tipo di ospitalità. Per di più ci sono anche attività che si svolgono per tutta la notte, dalle danze, alla musica ed altri svaghi in generale in un clima di grande dinamismo e fervore. Quindi strutture ricettive e programmi sono due cose che si generano e si mantengono a vicenda. Nel nostro territorio purtroppo devo riconoscere che questi due aspetti sono entrambi molto limitati, in quanto nella Marca di Fermo ci si orienta ancora troppo sul turismo familiare, piuttosto che su quello giovanile.
La promozione del turismo della Regione è indirizzata verso il mercato straniero, lei ritiene già conquistato quello Italiano oppure ci sono altre forme di promozioni direttamente collegate al mercato interno, e se si quali potrebbero essere e quali intendete sviluppare nel comune di Porto San Giorgio?
Per definire se stesso, ognuno dovrebbe mostrare quanto di bello costituisce il suo essere: nella Marca di Fermo abbiamo a disposizione un meraviglioso paesaggio, abbiamo la fortuna di avere le montagne più belle d’ Italia - i Monti Sibillini - e una spiaggia incantevole ed attraente come quella adriatica, il tutto a una distanza davvero minimale: il che rende il nostro territorio un caso preziosamente unico. Questa peculiarità dovrebbe essere sfruttata e potenziata per poter offrire dei pacchetti turistici che coniughino una forte presenza naturalistica tra mare e montagna, insieme alla vasta offerta culturale che possiamo mettere a disposizione; mi riferisco a tutto quello che possediamo in termini di opere d’ arte e luoghi storici. Si potrebbe sicuramente attirare non soltanto il mercato italiano ma estero, anche se per quest’ ultimo bisogna sviluppare la capacità di presentarsi, non soltanto in italiano, ma perlomeno anche in inglese. E’ difficile trovare qualcuno fuori dall’ Italia che sappia dove siano le Marche. E questo è un nostro, oramai plurisecolare, limite, che sarebbe tempo oramai di superare.
La nuova Provincia di Fermo è ancora come un bambino che gattona, ma proprio perché nuova ha moltissime opportunità di lavoro e di impegno verso e per il mercato del divertimento. Si vocifera di una prossima Conferenza dei servizi turistico - culturali, in quella sede si potrebbe ipotizzare un maggiore sforzo politico-finanziario per incrementare l' aumento di opportunità e di manifestazioni legati al mondo della Sera, e in quali tempi prevede si possano realizzare le prime iniziative concrete?
Spero in tempi molto brevi, ma conoscendo i tempi della politica, molto probabilmente si allargheranno. Tuttavia ciò che occorre tenere ferma è una metodologia nella quale turismo cultura e territorio possano essere pensati insieme per dei servizi integrati. Questo mi auspico possa essere uno dei vantaggi dell’ essere diventati nuova Provincia. Se la Provincia esiste come istituzione e si è voluto procedere al distaccamento da Ascoli, perlomeno uno dei punti di partenza significativi per giustificare una tale scelta deve essere la realizzazione di una sinergia politico-amministrativa in grado di promuovere davvero il territorio.
Spesso la letteratura riesce a precedere il corso degli eventi dando vita a tipologie cittadine che diventano alla lunga identità riconoscibili internazionalmente, mi viene in mente "Gente di Dublino" (the Dubliners) di James Joyce, è possibile lo stesso percorso per una ipotetica "Gente delle Marche" oppure mancano i presupposti o semplicemente gli autori ed i protagonisti?
I presupposti ci sono, profondamente; però poi dipende naturalmente dagli autori. E’ sempre vero che sono le letterature che fanno i popoli, e non viceversa. L’ Irlanda è stata più creata da Joyce e da Yates che non dalla Rivolta di Pasqua. Nella Marca abbiamo sicuramente un background culturale che potrebbe essere uno straordinario bagaglio per creare una specie di “identità marchigiana”, specialmente nel territorio compreso tra Macerata, Ascoli e Fermo. Qualcosa è stato fatto, ma certamente c’è ancora molto da costruire. Il nostro è un territorio per molti versi ancora culturalmente inesplorato, mi riferisco alle gradi tradizioni popolari, alla definizione di un tipo marchigiano al di là dello stereotipo, alle fulgide personalità della nostra storia e, soprattutto, penso a tutte le leggende e le tradizioni folkloriche dei Monti Sibillini: le quali davvero sono un notevole base di inizio sulla quale poter lavorare per un progetto in questo senso. È da diverso tempo che sto pensando proprio a un progetto del genere.
La Nostra Regione dopo Leopardi e Rossini, sembra colta da paralisi culturale, cosa prevede per i prossimi anni, anche a seguito della scelta di Dustin Hoffman come testimonial della nostra Regione, uno sviluppo inevitabile o il perpetrarsi di antichi retaggi?
Dustin Hoffman, più che altro, è stato, secondo me, un palliativo politico per una situazione turistica e culturale per molti versi atrofizzata. È chiaro che Leopardi non ci sarà più, non ci sarà più Rossini, non ci sarà più Raffaello o Matteo Ricci: però questo non significa che noi non possiamo essere “nani” sulle spalle di questi “giganti”. Non è detto infatti che poiché c’ è stato un grande passato il futuro non possa essere ancora più radioso; al contrario, è proprio nella memoria grata del nostro passato che noi costruiamo il nostro futuro: in Europa, come nella Marca. Da qui la necessità di valorizzare tutto ciò che di leopardiano, di rossiniano, di ricciano e di raffaellesco abbiamo nel territorio, per costruire qualcosa di nuovo. Se poi questo vogliamo farlo attraverso Dustin Hoffman, non so fino a che punto, però, raggiungeremo lo scopo; tuttavia sicuramente la strada è quella della valorizzazione del nostro passato e delle nostre tradizioni.
Nello spot Dustin Hoffman, attore di fama internazionale, recita una poesia di Leopardi. Si è cercato quindi di utilizzare un personaggio molto famoso per far conoscere la poesia leopardiana ancora troppo poco conosciuta a livello nazionale e mondiale . . .
In quella reclame c’ è il rischio che passi in secondo piano Leopardi, sia perché Dustin Hoffman lo recita in un italiano imbarazzante, sia perché è comunque un attore Hollywoodiano che è una icona mediatica, rispetto invece ad un poeta che, per quanto immenso, è pur sempre circoscritto alla sfera più ardua, perché più mite e bella, della letteratura. La vera forza dovrebbe essere Leopardi e non Hofmann. In altre parole: è il contenuto e non il mezzo che dovrebbe essere messo in risalto. Invece in quello spot, che forse ha un suo riscontro pubblicitario - staremo a vedere in ogni caso -, passa in secondo piano Leopardi: cioè la “tradizione”, e quindi l’identità, della Marca.
Sarebbe assurdo per lei parlare di un” Assessorato al divertimento”, con compiti e mansioni precise, oppure ritiene che l' attuale produzione del divertimento sia sufficientemente coperta dividendola fra diversi assessorati? Non sarebbe meglio un unico centro strategico onde evitare sovrapposizioni dequalificanti?
Certamente sarebbe più opportuno un solo nucleo, proprio perché quando si lavora in maniera sinergica si producono più cose. Ma oltre ad un Assessorato specifico al divertimento probabilmente sarebbe più idoneo vagliare l’ ipotesi di inserire figure professionali specifiche come “direttori artistici” che siano in grado di rispondere a quelle che sono le esigenze del territorio, sia in termini di divertimento sia in termini culturali e turistici.
Lei è anche l'Assessore per gli eventi ed il teatro, queste due importantissime forme di spettacolo prevede possano avere forme di rappresentazione nuova e provocatoria, spettacoli nelle discoteche o nei bar-aperitivi, oppure crede che sia fin troppo rappresentate nelle loro storiche sedi deputate?...si potrebbe creare una sinergia fra orari teatrali e orari collegati al divertimento?
Si, quest’ ultima cosa potrebbe essere molto positiva, anzi, io ho anche proposto varie ipotesi, per esempio inserire il teatro come pre-disco. Occorre tuttavia che il teatro ritorni a fare il teatro in teatro. L’ arte teatrale si basa su dei presupposti fondati nella Grecia antica e poi perpetrati per tutta la cultura occidentale che non possono essere messi in discussione neanche dai vuoti sperimentalismi del secondo novecento. Il teatro è fondato su un testo, c’ è un copione recitato da un attore e diretto da un regista affinché un pubblico comprenda le parole: questo è il teatro. Le sterili innovazioni, così come la recente sottomissione allo strapotere della televisione significano soltanto la morte del teatro. Se il teatro potrà sopravvivere negli anni avvenire anche all’ interno di un sistema turistico integrato potrà, secondo me farlo, solo se l’ arte teatrale torna ad essere quella che è.
Cambiare il luogo deputato all’ arte teatrale, per esempio, fare del teatro da camera nei bar oppure nelle sale da tè, oppure utilizzare nel periodo estivo la spiaggia piuttosto che il teatro stesso, ritiene possa essere una strategia vincente per avvicinare sempre più giovani a questa forma di cultura?
Si, certo, è possibile. Nel Medio Evo il teatro era una realtà itinerante, ci si fermava con la compagnia negli angoli delle strade e si metteva in piedi qualche farsa. L’ importante è che ci siano i presupposti di cui parlavo prima, cioè pubblico, attori, copione e regia e per far questo servono dei fattori ambientali importanti, cioè silenzio, attenzione, luci e scenografia. Laddove questi fattori ambientali contingenti sono possibili è possibile il teatro.
Scarterebbe l’ ipotesi di una manifestazione sulla spiaggia in piena estate?
Non la scarterei, anzi, fare il teatro sulla spiaggia, sarebbe una esperienza nuova e affascinante ma tutto dipende dalle risorse a disposizione. Se ci fosse qualcuno che avesse i mezzi finanziari e tecnici per creare queste condizioni ambientali che comunque sono riproducibili, la cosa sarebbe bellissima...
Sarebbe una cosa nuova per Porto San Giorgio...
Sì, io pensavo addirittura a un progetto, qualche tempo fa, poi si è fermato per motivi tecnici: utilizzare il mare come palcoscenico attraverso delle piattaforme e la spiaggia come platea durante la notte oppure durante l’ alba in modo che l’ attore fosse in acqua e la platea sulla riva. Questa era un idea...ed in quel caso sarebbe stato possibile perché il mare già funge da splendida scenografia, il silenzio c’ è e l’ attenzione la si creava...le luci essendo notte andavano posizionate... Insomma non è impossibile anche se questo comunque implica diversi mezzi tecnici da impiegare.
Le ore del giorno la vedono spesso impegnato con riunioni politiche e comunali, lei che tipo di rapporto ha con la sera...ritiene di amarla, per cui....Sera-ti-amo, oppure si sente di doverla riscoprire facendone un nuovo stile di vita, per cui....Seratiamo....?
Nel territorio della Marca si vive molto bene perché c’ è un grande fermento giovanile, checché se ne dica. Le attività sono tante, c’ è una grande offerta teatrale nel Fermano, e una attenzione per la cultura che altrove in Italia (anche nei decantati grandi centri) non è facile trovare.
Poi ci sono molti locali frequentati dai giovani del nostro territorio, molti Pub che stanno sempre più diventando uno stile di vita italiano importato dal Nord Europa. Tutto ciò, per chi vuole, e soprattutto nel fine settimana, costituisce una buona offerta. Il limite di questa proposta sta nel fatto che essa si concentri primariamente sulla costa, sulla parte Est della Provincia. Quindi un ragazzo della montagna, nel territorio dei Sibillini o della media collina è costretto necessariamente a scendere a Porto San Giorgio per vedere il cabaret oppure a Porto Sant’ Elpidio per seguire un concerto, a Fermo per fare qualcos’ altro... Solitamente si scende verso la costa. La difficoltà , ma anche una salutare contro-tendenza, sarebbe quella di “spalmare” gli eventi anche nella media collina e nel territorio di montagna della Provincia. Un territorio meraviglioso, che non tutti, persino gli autoctoni della Marca,conoscono davvero.
Un esempio di “spostare” verso l’ interno gli eventi culturali è stato quello relativo alla manifestazione TuttoInGioco della scorsa estate. L’ amministrazione comunale di Civitanova Marche ha voluto spostare l’ attenzione e il turismo alla parte alta della città. Che cosa ne pensa di questo evento?
E’ stato un grandissimo evento, bellissimo! Io ho avuto la fortuna di parteciparvi come relatore per un incontro sulla letteratura fantasy. E’ stato un momento straordinario, gigantesco perché realizzato con grandi mezzi a disposizione, si è creata un grande manifestazione che è stata in grado di movimentare tutta la cultura del centro Italia, e non soltanto quella marchigiana, con i più grandi nomi della filosofia e della cultura italiana. TuttoInGioco è stato davvero un esempio di come, se si punta sulla qualità, si può riuscire a fare movimento turistico attraverso l’ eccellenza culturale. Va il mio plauso agli organizzatori e spero si ripeterà, con altrettanto successo, il prossimo anno, nel 2011.
Essendo una biennale, nell’ anno di pausa di questa manifestazione, è possibile creare qualcosa di simile a Porto San Giorgio, oppure magari a Fermo o comunque nel territorio della nuova Provincia?
Sarebbe opportuno, certo Porto San Giorgio non ha i mezzi per farlo né umani né economici. Fermo sarebbe sicuramente più adatta, perché è una città più grande, una delle città più antiche d’ Europa, la cui Università appunto era una delle università storiche, una città di cultura, recentemente tornata Provincia, con i mezzi per poter porsi come protagonista sullo scenario nazionale della Cultura. Però per far questo servono idee e serve volontà.
Assessore, i nostri giovani spesso il sabato sera e negli altri giorni di festa "Emigrano" verso altre regioni e altre sedi del divertimento, che cosa potremmo fare per evitare questa emorragia fino ad invertire il trend e "importare" sempre più clienti per i nostri punti divertimento?
Possiamo moltiplicare l’ offerta già esistente, cercando di pubblicizzarla anche fuori Regione. Il problema di cui parlavo prima ritorna: la difficoltà di mostrare quello che siamo, perché il territorio della Marca è un territorio pieno di offerte, pieno di bellezze e di moltissime cose. Il problema è che non riesce a comunicarle. Non soltanto non riesce a comunicarle in inglese, perché un non italiano non sa dove sono le Marche; ma spesso non riesce a trasmetterlo neanche fuori dal territorio locale. Questo fa si che magari un sangiorgese conosca Rimini o Verucchio ma un abitante della Romagna non conosca Fermo. È sostanzialmente un vulnus comunicativo su scala turistico - culturale, che la nostra Regione patisce da sempre. Abbiamo quella che potrei definire la “sindrome di Leopardi” chiuso nella biblioteca del paterno ostello, che non riesce a comunicare con l’ esterno.
Intervista con thè, oppure intervista con te! Gioco di parole. Le sale da tè possono rappresentare momento di divertimento oppure solo quello dell’ aperitivo può essere riconosciuto come tale?
Credo ci siano i presupposti per valorizzare tutto un percorso che possa essere al contempo culinario e culturale, sia parchè la Marca offre una grande tradizione di piatti tipici, dai vincisgrassi, alle fregnacce, a lu frecandò, e moltissimi altri piatti, e quindi la riscoperta di tutta una serie di tradizioni contadine che posseggono, esse stesse, un valore fortemente culturale, e poi ritengo sia importante abbinare il “gusto” al “gusto della cultura”, nel senso che non c’ è una disparità di piani tra le due cose. Per cui, se facendo un aperitivo si può pensare ad una mostra d’ arte, oppure ad uno spettacolo durante una cena, o invece ad una conferenza durante una degustazione di vino. ..ben venga. Sicuramente la tradizione culinaria e quella culturale possono andare insieme.
Questa potrebbe rappresentare una nuova forma di divertimento, con cui abbinare alla promozione del territorio anche la promozione culturale della nostra Regione...
Certo, se uno guardasse i piatti della tradizione, come qualcuno ha già fatto nel nostro territorio, considerando questa tradizione si possono riscoprire sia le eccellenze culinarie sia quella che è la nostra storia.
Di Laura Gioventù
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Cesare Catà è nato a Fermo nel 1981. Dottore di Ricerca in Storia della Filosofia presso l’Università di Macerata, è stato inoltre visiting sholar nelle Università di Honolulu e Trier. Ha tenuto conferenze e lezioni, pubblicato saggi e articoli sulla filosofia del Rinascimento, sulla filosofia cristiana, nel campo dell’ Estetica e della letteratura fantastica.
E’ lui stesso autore di racconti per i quali ha ricevuto riconoscimenti significativi, e di testi drammaturgici.